Ogni anno si va abbassando l’età in cui ragazzi – e ormai anche i bambini – ricevono il loro primo smartphone, un dispositivo complesso che non è stato pensato per essere dato in mano ai bambini.
Ma, e i genitori lo sanno bene, diventa sempre più difficile non dare lo smartphone ai figli e per alcuni genitori diventa sempre più necessario trovare i mezzi e le modalità per esercitare un controllo o impostare una limitazione all’uso dei propri figli di questo strumento.
Sistemi per il controllo genitori
I genitori con i figli più grandi ricorderanno ad esempio Davide.it, il filtro che si poteva utilizzare per limitare l’uso di internet sui computer utilizzati dai più giovani.
Oggi sono cambiati i dispositivi, ma la necessità di controllare e monitorare l’attività “virtuale” dei propri figli è, per alcuni, sempre la stessa. Quella che è aumentata è anche la complessità, perché se negli anni 2000 il computer era fisso e molto spesso di uso di tutta la famiglia, oggi lo smartphone è un oggetto personale, e quindi meno soggetto alla possibilità di controllo.
Oltre a questo, mentre il PC fisso, proprio per la sua dimensione fisica, aveva una temporalità di utilizzo più ridotta, oggi lo smartphone può essere utilizzato in qualsiasi momento e potenzialmente ovunque. E così diventa oggettivamente più complicato monitorarlo e gestirlo.
In aiuto dei genitori vengono i cosidetti sistemi di Controllo Genitori (o in inglese, Parental Control) che si possono installare sui dispositivi dei figli, sui propri dispositivi o su quelli utilizzati in comune.
Esistono poi negli smartphone delle impostazioni “di serie” che possono essere configurate per accedere e prendere possesso dei dispositivi dei propri figli.
Una doverosa premessa
Su Web Consapevole non vi diremo mai che LA soluzione è quella di utilizzare i sistemi di Controllo Genitori. Anzi, probabilmente, se a margine di uno dei nostri corsi ci chiedeste un consiglio, vi sconsiglieremmo questa soluzione.
E vi spieghiamo il perché.
Installare un sistema di Controllo Genitori è come affidare ad un algoritmo l’educazione dei propri figli. E’ chiedere ad un sistema terzo (Google, Facebook, una app) di fare un lavoro – faticoso – che dovrebbe essere a carico nostro. Vuol dire de-responsabilizzarci.
“Tanto sullo smartphone di mio figlio c’è un timer che dopo 2 ore di utilizzo blocca tutto” non è un ragionamento sano. Cioè, lo è a breve termine, ma non nel lungo periodo, perché il ragazzo imparare a fare le cose “perché c’è una regola” e non perché ne ha capito il senso. E la cosa non gli rimane.
Ed è risaputo che quando si imparano le cose così, si fanno controvoglia, si cercano di aggirare le regole, e sopratutto appena si può si disimpara.
E’ un po’ come mettersi a dieta tutto d’un botto, in modo restrittivo e drastico: i chili magari si perdono anche, ma appena poi si ricomincia un minimo a mangiare, si rischia di riprendere tutto e anche quello che prima non si aveva.
Come dice Bruno Mastroianni, “non basta spegnere o ridurre “perché fa male”, bisogna anche costruire percorsi “per fare bene” con consapevolezza sulle possibilità della connessione“.
Perché delegare ad altri fa inevitabilmente sentire dispensati dall’intraprendere azioni educative e anche culturali, per permettere ai più piccoli di vivere una vita “onlife” consapevole e proficua.
Azioni culturali che dovrebbero invece intraprendere tutte quelle “agenzie educative” come scuola, famiglia, oratori, formatori, educatori a vario titolo; tutti quelli, cioè, che hanno a che fare con un pezzo della crescita dei ragazzi.
Perché, oltre al fattore tecnico, dentro alla dimensione digitale esiste anche un fattore umano, imprescindibile. C’è di mezzo la libertà dell’individuo (anche di sbagliare), che, per quanto le tecnologie potranno evolversi, non potrà mai essere totalmente regolata e gestita da uno strumento o da un’algoritmo.
Per questo, il Controllo Genitori, che permette di sapere dove sta il figlio, quante app ha utilizzato, per quanto tempo, e tante altre cose, non deve sostituirsi al dialogo.
Per questo illustriamo di seguito le possibilità proposte dal Controllo Genitori solo come qualcosa a cui ricorrere come ultima spiaggia. O comuque, ricordando che non è sano usarlo in maniera sostitutiva, ma solo se affiancato da un costante dialogo che permetta, a lungo termine, di eliminarlo nel rapporto genitori-figli.
Le diverse possibilità di Controllo Genitori
Per attuare un Controllo genitori sono diverse le possibilità messe a disposizione dei genitori per monitorare l’uso che viene fatto dai propri figli delle loro interazioni digitali e più in generale nell’uso dei device digitali.
Il primo aiuto viene dal Play Store di Google, quella app che chi utilizza Android usa per scaricare sul proprio smartphone tutte le altre app. Il Play Store, infatti, integra un Controllo Genitori che impedisce l’installazione di determinate categorie di app e il download di contenuti non adatti ad una certa fascia d’età.
Il secondo aiuto può essere utile per chi ha un tablet famigliare con sistema operativo Android, utilizzato dai genitori, ma lasciato libero all’uso anche dei figli. In questo caso esiste la possibilità di creare un secondo account con limitazioni, parallelamente a quello principale, che consentono l’uso del dispositivo ai bambini, concedendo loro di accedere soltanto a determinate applicazioni.
Quelle che abbiamo visto, in realtà, non sono però veri e propri servizi di Controllo genitori, con tutte le funzionalità tipiche di questa tipologia di sistemi, ma degli strumenti offerti da Google.
Se l’intenzione è quella di utilizzare dei veri e propri sistemi di Controllo genitori esistono delle app e soluzioni alternative pensate appositamente a questo scopo. Il terzo aiuto che viene in mente è quello di SecureKids, un’app che consente di installare il controllo parentale sul dispositivo dei propri figli dando ai genitori la possibilità di monitorare le attività svolte, ma anche di bloccare da remoto le app da usare, i siti da visitare etc.
Conclusione
La conclusione non può che far eco alla premessa: utilizziamo questi sistemi solo per tamponare situazioni momentanee e non come strumento a lungo termine.
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