Uno degli apetti più critici nell’educazione ai media digitali nei confronti dei più giovani, spesso tacciati di dipendenza da smartphone, è questa stessa propensione che, senza rendercene conto, abbiamo anche noi adulti.
Quante volte abbiamo lo smartphone in mano mentre svolgiamo un’altra azione? Non c’è bisogno di rispondere pubblicamente, ma proviamo ad essere onesti con noi stessi 😉
Così finisce che critichiamo l’uso eccessivo dei dispositivi digitali da parte dei più piccoli, ne temiamo una dipendenza, ma siano noi spesso i primi a condurre una vita perennemente connessa, e a far difficoltà a resistere al richiamo delle notifiche che arrivano dal nostro aggeggino.
L’esempio degli adulti
Certo, il pericolo dipendenza tra i giovani esiste, ma il nostro esempio è positivo? I nostri figli per natura tendono ad imparare copiano quello che fanno gli adulti. Cosa di diverso possono imparare, se ci vedono con lo sguardo sempre incollato ad uno schermo invece che su di loro?
Per accompagnare i più giovani nel mondo della iperconnessione dobbiamo certamente mettere delle regole per loro … ma a noi, chi le mette?
1. A tavola
Parlando con alcuni alunni, una delle cose che più spesso lamentano è il fatto che durante la cena, che è il solo pasto che si tende a fare tutti insieme, tanti dei loro genitori appoggi lo smartphone sul tavolo e ogni tanto gli dia un’occhiata. O peggio, che passi l’intero pasto al telefono.
Questo, come spesso i ragazzi lamentano, fa sì che vengano a mancare degli spazi di dialogo e confronto.
Evitiamo di rispondere a telefono – se non strettamente necessario – e di controllare le notifiche. E per non avere la tentazione si può istituire una “phone-box” in cui ogni membro della famiglia è invitato a lasciare il proprio smartphone.
2. A passeggio
Camminando tanto per la città, un’altra cosa che mi capita spesso di vedere è una mamma che spinge un passeggino o tiene per mano il figlio e con l’altra armeggia con lo smartphone o parla con qualcuno al telefono.
Oltre che diseducativo, questo è anche pericoloso, perché in quei momenti che a noi sembrano “morti”, in realtà abbiamo sotto nostra custodia i nostri figli, e basta davvero poco perché possa avvicinarsi un pericolo senza avere la capacità di reazione necessaria.
3. Aree TELEFONO-FREE
Ci sono tanti momenti della giornata che, per il nostro modo di concepire la produttività, possono essere “morti” e che quindi ci “seducono” per essere ottimizzati e riempiti. Questo può andar bene quando ci spostiamo da soli. Ma se c’è qualcuno con noi – ad esempio un figlio che stiamo accompagnando a nuoto o a scuola – anche quelli sono momenti in cui indire un’area “telefono-free”..
4. Momenti di condivisione
Un ultimo suggerimento può essere quello di spegnere o allontanare il nostro smartphone in quei momenti in cui condividiamo un’attività con i nostri figli: se stiamo leggendo un libro insieme a loro, se siamo al parco, etc