Quello del cyberbullismo è un fenomeno che continua purtroppo ad essere spesso oggetto non solo delle cronache locali. L’ultimo caso arriva dal Colorando, Usa, dove una bambina di 10 anni si è tolta la vita dopo la diffusione di un video che mostrava la sua lite con una compagna di scuola.
Per poter aumentare gli strumenti a disposizione della prevenzione del fenomeno lo scorso mese il Miur ha finalmente dato un seguito concreto alle novità introdotte nella legge sul cyberbullismo varata a maggio attraverso la pubblicazione delle Linee Orientamento al Cyberbullismo, inserite all’interno del Piano nazionale per l’educazione al rispetto.
Attraverso questo strumento lo Stato cerca di porre in modo specifico l’istituzione “Scuola” al centro dell’educazione all’uso consapevole di Internet, oltre che l’educazione ai diritti e ai doveri legati all’utilizzo delle tecnologie informatiche. «Le studentesse e gli studenti devono essere sensibilizzati ad un uso responsabile della Rete e resi capaci di gestire le relazioni digitali in agorà non protette. Ed è per questo che diventa indispensabile la maturazione della consapevolezza che Internet può diventare, se non usata in maniera opportuna, una pericolosa forma di dipendenza. Compito della Scuola è anche quello di favorire l’acquisizione delle competenze necessarie all’esercizio di una cittadinanza digitale consapevole», recita tra l’altro il testo.
Sono quelle del dirigente scolastico e del referente le due figure nelle scuole a cui la legge delega le operazioni di prevenzione e di gestione dei casi di cyberbullismo che vengano a verificarsi nell’ambito scolastico.
Il ruolo del dirigente scolastico
Nell’ambito della nuova legge, il dirigente scolastico è tenuto ad informare tempestivamente, qualora venga a conoscenza di atti di cyberbullismo che non si configurino come reato, i genitori del minore coinvolto (o chi ne esercita la responsabilità genitoriale o i tutori).
Il ruolo del docente referente
Le linee di attuazione ribadiscono la nascita nelle scuole di una nuova figura, quella del docente referente, che svolgerà un importante compito di supporto al Dirigente scolastico. Si tratta di un insegnante incaricato di coordinare le iniziative di prevenzione e contrasto al cyberbullismo promosse e messe in atto dalla scuola. Per portare a termine questa funzione il docente può avvalersi della collaborazione della Polizia e di associazioni e centri di aggregazione del territorio della scuola.
Regolamenti di istituto
Una delle azioni che vengono richieste alle scuole dalle linee guida è quella di revisionare o stendere i Regolamenti d’Istituto e nei Patti di Corresponsabilità inglobandoci dentro direttive adeguate per punire gli atti di cyberbullismo che avvengano a scuola, per meglio regolamentare l’insieme dei provvedimenti sia di natura disciplinare che di natura educativa e di prevenzione.
Il Miur, dal canto suo, al fine di fornire strumenti utili per conoscere e attivare azioni di contrasto al fenomeno a tutti i soggetti coinvolti, elaborerà una piattaforma per la formazione dei docenti referenti, che si aggiungerà alle azioni che saranno poste in essere dal Piano Integrato previsto dalla legge.
Alcune criticità
Non mancano alcuni aspetti critici. Primo, non vengono chiarite le implicazioni civili e penali degli insegnanti in casi di cyberbullismo. Vale, come nel resto dei casi, la “culpa in vigilando”, applicabile ai docenti, in quanto responsabili del minore per tutto il tempo nel quale gli è affidato?
In aggiunta a questo, pur specificando che al dirigente scolastico e al docente referente non sono attribuite nuove responsabilità o compiti, la paura che giustamente serpeggia tra gli insegnanti è quella che, in assenza di un compenso o un semiesonero da altre attività, pochi vorranno prendersi l’ulteriore onere.
Le linee guida rilasciate dal Ministero sembrano quindi, non far altro che confermare come la legge sul Cyberbullismo possa essere un primo passo, ma evidenzi come sia sempre più necessario che i percorsi di formazione all’uso consapevole digitale diventino parte integrante del percorso formativo scolastico in ogni ordine e grado, per superare il carattere solamente progettuale che questo aspetto ha assunto fino ad adesso.
Inserire nei programmi scolastici delle ore di educazione alla cittadinanza digitale permetterebbe di diffondere la conoscenza della cittadinanza digitale consapevole in modo omogeneo tra e nelle scuole e la possibilità di una formazione diffusa per i docenti. Con la conseguenza non solo di permettergli di acquisire un’adeguata consapevolezza digitale, ma anche di conoscere gli strumenti e le strategie didattiche più opportune per superare il gap che può nascere con gli studenti per la loro diversa familiarità digitale.