Era il 2004 quando ho aperto il mio primo blog.
In quel periodo su Internet ci si stava senza metterci la faccia e utilizzando degli pseudonimi.
Lo pseudonimo che usavo, soprattutto sui forum di informatica (dove ho imparato a fare i miei primi siti), era danix, e me lo avevano dato i miei amici perché per scherzo, avevo incominciato un giorno a parlare aggiungendo una ‘x’ finale a tutte le parole. Così, anche io da “dani” sono diventata Danix.
È con questo username che ho aperto il mio primo blog, sulla piattaforma gratuita Splinder.com: danix.splinder.com
Ancora adesso a digitarlo mi viene un po’ di nostalgia.
Quelle pagine erano davvero per me una sorta di diario segreto non/segreto dove raccontavo tutto. O meglio, dove raccontavo tutto quello che sapevo di poter raccontare che non mi esponesse troppo e non mi rendesse del tutto riconoscibile. Ricordo che avevo una volta anche postato la mia pagella, ma ero stata ben attenta a togliere i riferimenti della mia scuola e i miei dati personali.
All’epoca della quinta superiore attraverso quel blog ho conosciuto quella che poi sarebbe diventata la mia migliore amica, Maria.
Ma attraverso quel blog, solo un anno più tardi, ho rischiato la più grossa figuraccia della mia vita.
Sarebbe meglio stendere un grande velo pietoso sulla questione ma … ho pensato lo stesso di raccontartela. Perché voglio che tu capisca bene che tutti possiamo sbagliare, nessuno è nato imparato, e che quello che magari un giorno mi troverò a raccontare a te o ai tuoi figli, in ambito di educazione digitale, è il frutto anche di alcuni errori che io stessa ho fatto.
Insomma, per farti capire che certo, forse conosco alcune cose più di te, ma non per questo sto su un piedistallo. Sperimento ancora adesso ogni giorno, solo che nel tempo ho cercato di far mie alcune lezioni. E vorrei aiutare te a fare altrettanto.
Ma tu sei qui per conoscere la mia disavventura con il blog quindi … bando alle ciance.
Dal principio
Ero iscritta al primo anno di università, laurea in Informatica. Come potete immaginare, tra i tecnici e i letterati non corre buon sangue.
Potete quindi immaginare con quale gioia abbiamo accolto il dover, obbligatoriamente, sostenere un esame di “Comunicazione verbale scritta”, un corso di 3 crediti, con in programma lezioni in cui veniva spiegato come mettere l’accento – acuto o grave – su perché, poiché (ora però vedete che è servito, perché sono diventata maniaca e lo scrivo giusto!).
E siccome tutto andava condiviso, un giorno tornata da lezione ho scritto un post sul mio blog per lamentarmi di questo corso, per me assurdo, che dovevo seguire. Post ovviamente caduto nel vuoto e letto da quei tre affezionati lettori, direte voi. Certo, era quello che pensavo anche io.
Il giorno dell’esame, 3 luglio (perché certe date non si dimenticano), aula stipatissima di studenti, un caldo da morire, io ero nell’ultima fila. Entrano le tre prof con in mano i testi della prova scritta.
Prima di distribuire il testo una delle prof prende la parola e dice:
“Avevamo pensato un certo tipo di compito. Ma poi abbiamo trovato in rete un post di un certO danix che parla di questo corso, dicendo che è inutile. Bene, grazie a questo vostro compagno abbiamo deciso di aumentare la difficoltà della prova”.
Meno male che ero in ultima fila e si moriva di caldo, perché sono diventata prima rossa e poi bordeux. Con il mio vicino che inveiva contro questo “danix”, avrei voluto sot-ter-rar-mi. Sparire, evaporare.
In quel momento, più che del compito che avevo davanti, mi interessava ricordare quante e quali cose ci fossero sul mio blog che avrebbero potuto far ricondurre a me, Daniela Baudino.
Perché il rischio che avessero fatto un bel giro per il blog era mooolto alto.
Ma per fortuna non l’avevano fatto – confermato anche da una verifica che ho fatto agli accessi al blog appena arrivata a casa. Ma mi chiamavo Daniela, e questo in relazione ad un nickname “danix” poteva anche destare qualche sospetto.
Ero frastornata, mi sembrava di essere entrata in Matrix. Quando sono scesa per consegnare il mio compito ho sudato freddo – e all’ombra di gradi ce n’erano 40, quel giorno. Ma niente, sembrava non sospettassero di me. Pericolo scampato?
Avevo davanti a me ancora la prova orale … e per tre giorni non ho dormito, facendomi tutti i film mentali possibili di come sarebbe potuto essere l’orale se mi avevano riconosciuta. Non ho aperto per giorni il blog, quasi fosse diventato infestato.
Quando mi hanno chiamata all’orale di nuovo, un tuffo al cuore che non vi dico. Ma per fortuna è andato tutto liscio, non mi hanno riconosciuta e mi sono presa il mio 25 e me lo sono portata a casa come fosse un 30 e lode.
Cosa ho imparato?
Ma da quel momento ho deciso di … rigare dritto.
Se l’esperienza è una somma di errori, io sicuramente in quell’occasione ho imparato molto nel mio modo di stare, oggi direi di abitare il Web, che vale ancora oggi che non scriviamo più post sui blog ma postiamo su FACEBOOK.
- che anche chi si crede furbo può sbagliare
- esiste una pur sempre piccola percentuale di probabilità che l’interessato dei nostri sfoghi possa leggerli
- quello che ho scritto, rimane per sempre
- non tutto è sempre da dire
Ma soprattutto ho imparato che anche online devo scrivere e dire solo quello che sarei disposta a dire in faccia all’interlocutore.